• Fragile bellezza. Memoria e territorio
• Paolo Spalla. Gioielli e Sculture
Fragile bellezza. Memoria e territorio
Quattro artisti e il loro territorio
Palazzo Valentino, Valenza (AL)
dal 12 dicembre 2019 al 25 gennaio 2020
La mostra "Fragile bellezza. Memoria e territorio" presenta l’esperienza di quattro artisti di Valenza: Ezio Campese, Saverio Cavalli, Laura Rivalta, Paolo Spalla, che a partire dagli anni cinquanta del XX secolo hanno condotto nell’ambito delle arti visive, plastiche e del gioiello ricerche individuali, compenetrate dalle istanze estetiche del proprio tempo. L’idea che nell’arte, tra le arti, ci sia contaminazione e confronto e non subalternità è un messaggio potente dell’estetica del ’900, dove alla secolare divisione dei generi di produzione si viene a sostituire l’idea di unità. A Valenza, storico distretto produttivo del gioiello, a partire dagli anni cinquanta tale istanza è sentita, trovando tra gli orafi interpreti e traduttori. Con loro il mondo del gioiello valenzano entra in rapporto con le arti figurative e le sue “correnti”, con i differenti linguaggi e codici espressivi declinati nell’ambito dell’ornamento prezioso, dei suoi materiali e delle sue tecniche. Nei decenni successivi emergerà una istanza estetica autonoma, espressa anche in altri modi oltre al gioiello – la scultura e la pittura – come forma di rottura rispetto a una omogenea e convenzionale idea di bellezza che vede l’oro e la materia preziosa come espressioni di solida durevolezza e immutabile rappresentazione del lusso. La loro opera di ricerca di una bellezza mutevole, “fragile”, fuori dall’ordinario è importante perché permette di riflettere sull’importanza della creazione e sulla forza della trasformazione.
Fragile bellezza. Memoria e territorio
Quattro artisti e il loro territorio
Palazzo Valentino, Valenza (AL)
dal 12 dicembre 2019 al 25 gennaio 2020
La mostra "Fragile bellezza. Memoria e territorio" presenta l’esperienza di quattro artisti di Valenza: Ezio Campese, Saverio Cavalli, Laura Rivalta, Paolo Spalla, che a partire dagli anni cinquanta del XX secolo hanno condotto nell’ambito delle arti visive, plastiche e del gioiello ricerche individuali, compenetrate dalle istanze estetiche del proprio tempo. L’idea che nell’arte, tra le arti, ci sia contaminazione e confronto e non subalternità è un messaggio potente dell’estetica del ’900, dove alla secolare divisione dei generi di produzione si viene a sostituire l’idea di unità. A Valenza, storico distretto produttivo del gioiello, a partire dagli anni cinquanta tale istanza è sentita, trovando tra gli orafi interpreti e traduttori. Con loro il mondo del gioiello valenzano entra in rapporto con le arti figurative e le sue “correnti”, con i differenti linguaggi e codici espressivi declinati nell’ambito dell’ornamento prezioso, dei suoi materiali e delle sue tecniche. Nei decenni successivi emergerà una istanza estetica autonoma, espressa anche in altri modi oltre al gioiello – la scultura e la pittura – come forma di rottura rispetto a una omogenea e convenzionale idea di bellezza che vede l’oro e la materia preziosa come espressioni di solida durevolezza e immutabile rappresentazione del lusso. La loro opera di ricerca di una bellezza mutevole, “fragile”, fuori dall’ordinario è importante perché permette di riflettere sull’importanza della creazione e sulla forza della trasformazione.
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