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10 Maggio 2018
Maggio, ancora rose ! Alcune interpretazioni in gioielleria*
Delle innumerevoli essenze floreali la rosa è tra le più ricorrenti e utilizzate dalla cultura figurativa europea, ciò deriva dal fatto che fin dall'epoca classica la rosa era uno degli attributi di Venere. Narra il mito che dalla schiuma del mare, da cui nacque la dea, spuntasse un cespuglio spinoso che irrorato dal nettare degli dei rifiorisse di rose bianche (Anacreonte, Odi, 51). Nella tradizione cristiana generalmente questo fiore è associato all'immagine di Maria Vergine (Madonna della Rosa, Madonna del Roseto). Secondo un'antica leggenda nel Paradiso terrestre, prima del peccato originale, la rosa era priva di spine per questo Maria è detta "la rosa senza spine" (Cantico dei Cantici, 2.1) in quanto non toccata dal peccato originale. Come simbolo della passione amorosa (rosa rossa), della purezza virginale (rosa bianca), della pudicizia (rosa rosa) in epoca moderna la rosa è per antonomasia fiore femminino, utilizzato singolarmente, in mazzo, intrecciato in ghirlande e nei giardini a cespuglio o rampicante.
In gioielleria fino all'epoca moderna la rosa compare come emblema personale - la rosa nel sigillo di Carolina Murat accompagnata al motto "sans epine" - come insegna di casato nobiliare - rosa bianca e rosa rossa, rispettivamente di Lancaster e di Tudor, quest'ultima elemento distintivo del collare dell'Ordine della Giarrettiera - come raffigurazione simbolica della Passione di Cristo - in particolare tramite il rosario di preghiere, oggetto che in certe epoche divenne gioiello lussuoso e che deve il suo nome proprio al roseto, spazio conventuale di coltivazione delle piante ma riservato anche alla preghiera e alla meditazione.
A partire dalla metà del XIX secolo, nell'ambito della gioielleria borghese, la rosa perde sia la sua connotazione sacrale, sia quella araldico-emblematica caricandosi di contenuti estetici e sentimentali. Alcuni gioiellieri francesi interpretano in chiave naturalistica la conformazione del fiore, attratti proprio dalle difficoltà tecniche insite nella riproduzione della corolla, costituita da un insieme complesso e articolato di petali e stami; inoltre la progressiva estensione sugli abiti di certi ornamenti preziosi, come devant de corsage e spille a ramages, stimola l'invenzione e l'utilizzo di sistemi e meccanismi (quali snodi e molle) che conferendo movimento e tremolio alla struttura, introducono una nota di maggior realismo, "imitazione" del tema. Uno dei maggiori interpreti della scuola naturalistica è Oscar Massin che nel 1863 propose "Branche d'églantier", spilla a ramage, composta da un ramo di tre fiori di rosa canina, con corolla a cinque petali cuoriformi, alternati a ciuffi di foglie, eseguito in argento e pavé di brillanti. Come scrisse Henri Vever: "si trattò di un disegno semplice e sicuro, in seguito ripetuto da molti, senza modifiche, in innumerevoli esemplari fino al 1880 ed oltre (1908, vol. II, pag. 220).
Opposta a tale interpretazione naturalistica, in quanto figlia di tempi e sensibilità mutati, è l'opera "Branches de rosier" di René Lalique (1904-05): spilla da corsetto raffigurante due rami spinosi di rose color arancio, sormontati nel punto di intreccio da una grossa ametista, trattenuta da griffes a forma di spine. Le rose, in vetro opaco, sono carnose, completamente aperte, molli, quasi al termine della loro fioritura; i rami, in smalto verde opalescente, sono spinosi e pesanti, piegati dal peso dei fiori. Il soggetto evoca un passaggio della poesia "Even-tide" di Albert Samain, poeta simbolista: "Les roses du couchant s'effeuillent sur le fleuve;/ Et, dans l'émotion pale du soir tombant / S'evoque un pare d'automne ou reve sur un banc/ Ma jeunesse déja grave comme une veuve." (da "Au jardin de l'infante", 1893). Lalique era affezionato al tema che infatti ricomparirà in più di una sua opera; esso è trattato sempre in chiave simbolica, con allusioni più o meno esplicite alla caducità della bellezza e della giovinezza, all'azione corrutrice del tempo, alla pericolosità delle emozioni e dell'amore.
Ormai lontana dalla visione struggente di inizio secolo è "Rose" di Van Cleeef et Arpels del 1938. In questa spilla l'intento di pura decorazione esplode; il contrasto cromatico parossistico (rosso-verde), reso dal serti-invisible, scatena reazioni emotive immediate e istintive: questo è lo spirito selvaggio delle avanguardie. A riprova dell'antiteticità stilistica di questo decennio la clip "Fetiche" mostra un Cartier "surrealista": un pugno in smalto nero che stringe lo stelo di una rosa d'oro; tutto sommato un gioiello "povero" rispetto ai parametri a cui questo marchio aveva abituato nei decenni precedenti la sua facoltosa clientela, ma emblematico della nuova concezione del gioiello intellettuale e provocatoria che alle soglie del secondo conflitto mondiale, nelle esperienze individuali di alcuni artisti sperimentatori, si era già profilata.
Lia Lenti
*Il testo soggetto a copyright - tutti i diritti riservati.
Referenze fotografiche:
Branche d'églantier di Oscar Massin, da H.Vever, La bijouterie française au XIX siècle, 1908, vol.II, pag.227
Branches de rosier di René Lalique, immagine scattata da Lia Lenti
Rose di Van Cleef et Arpels, da S.Raulet, Van Cleef & Arpels, Edition du Regard, 1986, pag. 204
Fetiche di Cartier, da S.Raulet, Bijoux des années 1940-1950, Edition du Regard, 1987, pag.69
10 Maggio 2018
Maggio, ancora rose ! Alcune interpretazioni in gioielleria*
Delle innumerevoli essenze floreali la rosa è tra le più ricorrenti e utilizzate dalla cultura figurativa europea, ciò deriva dal fatto che fin dall'epoca classica la rosa era uno degli attributi di Venere. Narra il mito che dalla schiuma del mare, da cui nacque la dea, spuntasse un cespuglio spinoso che irrorato dal nettare degli dei rifiorisse di rose bianche (Anacreonte, Odi, 51). Nella tradizione cristiana generalmente questo fiore è associato all'immagine di Maria Vergine (Madonna della Rosa, Madonna del Roseto). Secondo un'antica leggenda nel Paradiso terrestre, prima del peccato originale, la rosa era priva di spine per questo Maria è detta "la rosa senza spine" (Cantico dei Cantici, 2.1) in quanto non toccata dal peccato originale. Come simbolo della passione amorosa (rosa rossa), della purezza virginale (rosa bianca), della pudicizia (rosa rosa) in epoca moderna la rosa è per antonomasia fiore femminino, utilizzato singolarmente, in mazzo, intrecciato in ghirlande e nei giardini a cespuglio o rampicante.
In gioielleria fino all'epoca moderna la rosa compare come emblema personale - la rosa nel sigillo di Carolina Murat accompagnata al motto "sans epine" - come insegna di casato nobiliare - rosa bianca e rosa rossa, rispettivamente di Lancaster e di Tudor, quest'ultima elemento distintivo del collare dell'Ordine della Giarrettiera - come raffigurazione simbolica della Passione di Cristo - in particolare tramite il rosario di preghiere, oggetto che in certe epoche divenne gioiello lussuoso e che deve il suo nome proprio al roseto, spazio conventuale di coltivazione delle piante ma riservato anche alla preghiera e alla meditazione.
A partire dalla metà del XIX secolo, nell'ambito della gioielleria borghese, la rosa perde sia la sua connotazione sacrale, sia quella araldico-emblematica caricandosi di contenuti estetici e sentimentali. Alcuni gioiellieri francesi interpretano in chiave naturalistica la conformazione del fiore, attratti proprio dalle difficoltà tecniche insite nella riproduzione della corolla, costituita da un insieme complesso e articolato di petali e stami; inoltre la progressiva estensione sugli abiti di certi ornamenti preziosi, come devant de corsage e spille a ramages, stimola l'invenzione e l'utilizzo di sistemi e meccanismi (quali snodi e molle) che conferendo movimento e tremolio alla struttura, introducono una nota di maggior realismo, "imitazione" del tema. Uno dei maggiori interpreti della scuola naturalistica è Oscar Massin che nel 1863 propose "Branche d'églantier", spilla a ramage, composta da un ramo di tre fiori di rosa canina, con corolla a cinque petali cuoriformi, alternati a ciuffi di foglie, eseguito in argento e pavé di brillanti. Come scrisse Henri Vever: "si trattò di un disegno semplice e sicuro, in seguito ripetuto da molti, senza modifiche, in innumerevoli esemplari fino al 1880 ed oltre (1908, vol. II, pag. 220).
Opposta a tale interpretazione naturalistica, in quanto figlia di tempi e sensibilità mutati, è l'opera "Branches de rosier" di René Lalique (1904-05): spilla da corsetto raffigurante due rami spinosi di rose color arancio, sormontati nel punto di intreccio da una grossa ametista, trattenuta da griffes a forma di spine. Le rose, in vetro opaco, sono carnose, completamente aperte, molli, quasi al termine della loro fioritura; i rami, in smalto verde opalescente, sono spinosi e pesanti, piegati dal peso dei fiori. Il soggetto evoca un passaggio della poesia "Even-tide" di Albert Samain, poeta simbolista: "Les roses du couchant s'effeuillent sur le fleuve;/ Et, dans l'émotion pale du soir tombant / S'evoque un pare d'automne ou reve sur un banc/ Ma jeunesse déja grave comme une veuve." (da "Au jardin de l'infante", 1893). Lalique era affezionato al tema che infatti ricomparirà in più di una sua opera; esso è trattato sempre in chiave simbolica, con allusioni più o meno esplicite alla caducità della bellezza e della giovinezza, all'azione corrutrice del tempo, alla pericolosità delle emozioni e dell'amore.
Ormai lontana dalla visione struggente di inizio secolo è "Rose" di Van Cleeef et Arpels del 1938. In questa spilla l'intento di pura decorazione esplode; il contrasto cromatico parossistico (rosso-verde), reso dal serti-invisible, scatena reazioni emotive immediate e istintive: questo è lo spirito selvaggio delle avanguardie. A riprova dell'antiteticità stilistica di questo decennio la clip "Fetiche" mostra un Cartier "surrealista": un pugno in smalto nero che stringe lo stelo di una rosa d'oro; tutto sommato un gioiello "povero" rispetto ai parametri a cui questo marchio aveva abituato nei decenni precedenti la sua facoltosa clientela, ma emblematico della nuova concezione del gioiello intellettuale e provocatoria che alle soglie del secondo conflitto mondiale, nelle esperienze individuali di alcuni artisti sperimentatori, si era già profilata.
Lia Lenti
*Il testo soggetto a copyright - tutti i diritti riservati.
Referenze fotografiche:
Branche d'églantier di Oscar Massin, da H.Vever, La bijouterie française au XIX siècle, 1908, vol.II, pag.227
Branches de rosier di René Lalique, immagine scattata da Lia Lenti
Rose di Van Cleef et Arpels, da S.Raulet, Van Cleef & Arpels, Edition du Regard, 1986, pag. 204
Fetiche di Cartier, da S.Raulet, Bijoux des années 1940-1950, Edition du Regard, 1987, pag.69