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• Bulgari. La storia, il sogno

• Paolo Spalla, presentazione della mostra

• Paolo Spalla. Gioielli e Sculture/Mostra Palazzo Valentino-Valenza

• Il Liberty di Musy all'Esposizione delle Arti Decorative di Torino (1902)*

• Maggio, ancora rose ! Alcune interpretazioni in gioielleria*

• Gli orafi Castellani alla Reggia di Venaria

• L'altro lato del gioiello

• BLOB & Co. di Barbara Uderzo *

• Breve guida alle tecniche in gioielleria

• Intervista a Klimt02

  • Ingresso del padiglione Musy (Foto E.De Sambuy)

  • Vetrina e manichino del lato destro (Foto E. De Sambuy)

  • Pettini e gioielli (dis. G.Ceragioli, G.Grosso, M.Roggero; foto E.De Sambuy)

  • G.Ceragioli, dis.pettine (ciclamini), china

  • G.Ceragioli, dis.pettine (primule) matita e acquerelli

  • G.Grosso, disegni di cornici per miniature, tempere

  • Placche da collo (foto E.De Sambuy)

  • Disegno di placca da collo (alba e tramonto), tempere

  • Spilla libellule (dis.G.Ceragioli, foto E.De Sambuy)

  • Diademi e aigrette (Foto E.De Sambuy)

  • Disegno di diadema, matita e china

  • Disegno di aigrette (piuma di pavone), tempere

  • Spilla (part. foto E.De Sambuy)

  • Spilla (part. foto E.De Sambuy)

  • Spilla (part. foto E.De Sambuy)

  • Spilla (part. foto E.De Sambuy)

  • Vasi (G.Ceragioli, L'Arte della Ceramica, Musy; foto E.De Sambuy)

  • E.Rubino, La Danza, 1902, bronzo (GAM/Torino),

  • G.B. Baraggia, disegno della tappezzeria e della cartolina pubblicitaria

 

15 Giugno 2018

Il Liberty di Musy all'Esposizione delle Arti Decorative di Torino (1902)*

E' nota la partecipazione di Musy all'Esposizione Internazionale delle Arti Decorative di Torino del 1902. Gioielleria fondata nel 1707, fornitrice della casa reale di Savoia con sede storica a Torino in Via Po n.1, vi partecipa con un proprio padiglione "Musy Padre e Figli", progettato dal pittore Giacomo Grosso (Cambiano,1860-Torino,1938) e decorato da G.B Beraggia, all'interno del quale vengono esposti tre manichini femminili in cera, sontuosamente ingioiellati e abbigliati dalla sartoria Bellom di Torino e due vetrine ricche di una trentina di monili, accessori e oggetti preziosi tra diademi, aigrettes, spille e davant de corsage, pendenti (alcuni sospesi a catene), placche da collo singole o montate in colliers de chien, pettini, spilli per cravatta, anelli, bomboniere, cornici portaritratto, manici di bastone, vasi. Edoardo Balbo Bertone De Sambuy (Torino, 1854- ?) pittore ed esponente di spicco della nascente fotografia artistica, realizzerà un servizio fotografico completo, documentando con immagini  d'insieme e riprese di particolari, il padiglione, gli arredi, i manichini, i gioielli, gli oggetti preziosi e le argenterie.

L'esposizione di Torino, con il suo principale intento di rinnovare esteticamente la forma degli oggetti d'arredo, consacra in Italia il Liberty, definizione nostrana dell'Art Nouveau. La norma di partecipazione è "di escludere le semplici imitazioni del passato" anche se quel "semplice" lascia aperta la porta alle contaminazioni che i più recenti sostenitori del movimento - artigiani, artisti, industriali - applicano agli stilemi d'oltralpe. Sono forme spurie che la critica definisce "dolce stil novo", ma ovviamente vi sono esempi pregiati di adozione di quelle più autentiche e rigorose a cui i giudici guardamo nell'assegnazione di premi e di riconoscimenti.

Il panorama della presenza italiana quindi ha varie facce: prodotti di serie realizzati con cliché comuni e pezzi unici di raffinata artigianalità; esempi stilistici improntati al puro linearismo e altri il cui aggiornamento è solo di facciata. Comunque lo sforzo è palpabile e tutte le categorie di prodotti sono presenti. Sul versante del gioielli la rappresentanza internazionale è al massimo livello: René Lalique e L'Art Nouveau di Samuel Bing con i disegni di Edward Colonna (Francia), Philippe Wolfers (Belgio), Liberty & Co. con i disegni di Archibald Knox (Inghilterra). Sul versante stilistico queste partecipazioni si muovono nel doppio binario dell'Art Nouveau simbolista, figurativa e ricca di esuberanze floreali, di matrice francofona (Lalique e Wolfers), e del linearismo continuo e astratto, di ascendenza anglosassone; d'altronde un binario già tracciato nel quinquennio precedente. Accanto a Musy, per l'Italia, partecipano Vincenzo Miranda, antesignano del nuovo stile fin dalla sua partecipazione due anni prima all'Esposizione di Parigi, e Aemilia Ars di Bologna, forse unico esempio nostrano di "Arts and Crafts". 

La casa Musy si fa interprete di ambedue le tendenze, mantenendosi nell'ambito della produzione del pezzo unico prezioso che si addice all'essere fornitrice della dinastia regnante. La prima è interpretata come inno alla natura vivente, trattata in chiave simbolista (alba e tramonto) e pittorico-floreale (primule e ciclamini) con associazioni insolite di tecniche e di materiali (come oro, smalti, agata muschiata, corno o tartaruga, opali). Il creatore di punta di questi gioielli è Giorgio Ceragioli (Porto Santo Stefano,1861-Torino,1947), pittore, scultore e decoratore, attivo a Torino da alcuni decenni in importanti commesse scultoree e decorative e collaboratore della gioielleria Musy dal 1892 (quando in collaborazione con Carlo Musso e Francesco Papotti crea il trionfo-centrotavola per le nozze d'argento dei sovrani Umberto e Margherita), anche Giacomo Grosso ne disegna alcuni. Ceragioli nella composizione non viene mai meno alla logica funzionale del gioiello la cui struttura, anche nelle tipologie più alla moda come placche da collo e pettini, risponde perfettamente alla specifiche di indossabilità e di gratificazione estetica. La seconda tendenza, che accoglie le più recenti proposte secessioniste, punta a strutture più semplici, aperte, sinuose e curvilinee, in continua evoluzione. Linee astratte o con accenni fitomorfi sono disposte sulla carta dal disegnatore Mario Roggero (che nel 1895 aveva assunto proprietà e direzione della ditta mantenendo l'intestazione Musy Padre e Figli) in composizioni eleganti, simmetriche e asimmetriche, dando vita a gioielli raffinati, realizzati con tecniche e materiali consoni alll'alta gioielleria: platino, argento, perle, zaffiri, diamanti. 

Un connubio, quello tra casa di Via Po e la nuova arte, indubbiamente riuscito e ulteriormente rafforzato dalla collaborazione con lo scultore Edoardo Rubino (Torino,1871-1954) che, chiamato all'ideazione dei sei gruppi scultorei sul tema della danza, altri cinque metri per la cupola centrale del padiglione italiano, delega a Musy la tiratura in bronzo di tre semplari di differenti grandezze: "La Danza" delle quattro fanciulle è un esplicito richiamo al manifesto dell'esposizione disegnato da Leonardo Bistolfi, suo maestro.

Infine nello spirito di collaborazione che permea, come novità di questi anni, il lavoro di artisti, artigiani, atelier e industrie, è ancora Giorgio Ceragioli che, anche in virtù dell'essere estensore con L. Bistolfi, D.Calandra, E.Thovez e A. Melani del manifesto programmatico dell'esposizione, disegna la serie di vasi realizzati dall'Arte della Ceramica di Galileo Chini e montati in argento da Musy, che va considerata come uno dei massimi esempi di Liberty puro e raffinato Questa collaborazione vale a tutti loro il diploma d'onore e una partecipazione per Musy e i suoi collaboratori davvero indimenticabile, ai vertici iternazionale del movimento Art Nouveau.

 

Lia Lenti

 

Le immagini sono pubblicate per gentile concessione dell'Archivio di Stato di Torino (AST), Fondo Archivio Musy (Mazzi 24,25,31,36,88).

AA.VV., Le arti minori d'autore in Italia dal 1900 al 1930, Bari, 1985 (Giorgio Ceragioli, pp.140-143);

AA.VV., Torino 1902. Le arti decorative internazionali del nuovo secolo, Milano, 1994 (Musy, pp.463-467).

 

*Sulla base della normativa in materia dei diritti d'autore, oltre che di una norma etica fondamentale, non è concesso utilizzare questo testo e le illustrazioni ivi contenute senza la citazione della fonte (testo) e l'autorizzazione (illustrazioni).

 

 

 

             

 

15 Giugno 2018

Il Liberty di Musy all'Esposizione delle Arti Decorative di Torino (1902)*

E' nota la partecipazione di Musy all'Esposizione Internazionale delle Arti Decorative di Torino del 1902. Gioielleria fondata nel 1707, fornitrice della casa reale di Savoia con sede storica a Torino in Via Po n.1, vi partecipa con un proprio padiglione "Musy Padre e Figli", progettato dal pittore Giacomo Grosso (Cambiano,1860-Torino,1938) e decorato da G.B Beraggia, all'interno del quale vengono esposti tre manichini femminili in cera, sontuosamente ingioiellati e abbigliati dalla sartoria Bellom di Torino e due vetrine ricche di una trentina di monili, accessori e oggetti preziosi tra diademi, aigrettes, spille e davant de corsage, pendenti (alcuni sospesi a catene), placche da collo singole o montate in colliers de chien, pettini, spilli per cravatta, anelli, bomboniere, cornici portaritratto, manici di bastone, vasi. Edoardo Balbo Bertone De Sambuy (Torino, 1854- ?) pittore ed esponente di spicco della nascente fotografia artistica, realizzerà un servizio fotografico completo, documentando con immagini  d'insieme e riprese di particolari, il padiglione, gli arredi, i manichini, i gioielli, gli oggetti preziosi e le argenterie.

L'esposizione di Torino, con il suo principale intento di rinnovare esteticamente la forma degli oggetti d'arredo, consacra in Italia il Liberty, definizione nostrana dell'Art Nouveau. La norma di partecipazione è "di escludere le semplici imitazioni del passato" anche se quel "semplice" lascia aperta la porta alle contaminazioni che i più recenti sostenitori del movimento - artigiani, artisti, industriali - applicano agli stilemi d'oltralpe. Sono forme spurie che la critica definisce "dolce stil novo", ma ovviamente vi sono esempi pregiati di adozione di quelle più autentiche e rigorose a cui i giudici guardamo nell'assegnazione di premi e di riconoscimenti.

Il panorama della presenza italiana quindi ha varie facce: prodotti di serie realizzati con cliché comuni e pezzi unici di raffinata artigianalità; esempi stilistici improntati al puro linearismo e altri il cui aggiornamento è solo di facciata. Comunque lo sforzo è palpabile e tutte le categorie di prodotti sono presenti. Sul versante del gioielli la rappresentanza internazionale è al massimo livello: René Lalique e L'Art Nouveau di Samuel Bing con i disegni di Edward Colonna (Francia), Philippe Wolfers (Belgio), Liberty & Co. con i disegni di Archibald Knox (Inghilterra). Sul versante stilistico queste partecipazioni si muovono nel doppio binario dell'Art Nouveau simbolista, figurativa e ricca di esuberanze floreali, di matrice francofona (Lalique e Wolfers), e del linearismo continuo e astratto, di ascendenza anglosassone; d'altronde un binario già tracciato nel quinquennio precedente. Accanto a Musy, per l'Italia, partecipano Vincenzo Miranda, antesignano del nuovo stile fin dalla sua partecipazione due anni prima all'Esposizione di Parigi, e Aemilia Ars di Bologna, forse unico esempio nostrano di "Arts and Crafts". 

La casa Musy si fa interprete di ambedue le tendenze, mantenendosi nell'ambito della produzione del pezzo unico prezioso che si addice all'essere fornitrice della dinastia regnante. La prima è interpretata come inno alla natura vivente, trattata in chiave simbolista (alba e tramonto) e pittorico-floreale (primule e ciclamini) con associazioni insolite di tecniche e di materiali (come oro, smalti, agata muschiata, corno o tartaruga, opali). Il creatore di punta di questi gioielli è Giorgio Ceragioli (Porto Santo Stefano,1861-Torino,1947), pittore, scultore e decoratore, attivo a Torino da alcuni decenni in importanti commesse scultoree e decorative e collaboratore della gioielleria Musy dal 1892 (quando in collaborazione con Carlo Musso e Francesco Papotti crea il trionfo-centrotavola per le nozze d'argento dei sovrani Umberto e Margherita), anche Giacomo Grosso ne disegna alcuni. Ceragioli nella composizione non viene mai meno alla logica funzionale del gioiello la cui struttura, anche nelle tipologie più alla moda come placche da collo e pettini, risponde perfettamente alla specifiche di indossabilità e di gratificazione estetica. La seconda tendenza, che accoglie le più recenti proposte secessioniste, punta a strutture più semplici, aperte, sinuose e curvilinee, in continua evoluzione. Linee astratte o con accenni fitomorfi sono disposte sulla carta dal disegnatore Mario Roggero (che nel 1895 aveva assunto proprietà e direzione della ditta mantenendo l'intestazione Musy Padre e Figli) in composizioni eleganti, simmetriche e asimmetriche, dando vita a gioielli raffinati, realizzati con tecniche e materiali consoni alll'alta gioielleria: platino, argento, perle, zaffiri, diamanti. 

Un connubio, quello tra casa di Via Po e la nuova arte, indubbiamente riuscito e ulteriormente rafforzato dalla collaborazione con lo scultore Edoardo Rubino (Torino,1871-1954) che, chiamato all'ideazione dei sei gruppi scultorei sul tema della danza, altri cinque metri per la cupola centrale del padiglione italiano, delega a Musy la tiratura in bronzo di tre semplari di differenti grandezze: "La Danza" delle quattro fanciulle è un esplicito richiamo al manifesto dell'esposizione disegnato da Leonardo Bistolfi, suo maestro.

Infine nello spirito di collaborazione che permea, come novità di questi anni, il lavoro di artisti, artigiani, atelier e industrie, è ancora Giorgio Ceragioli che, anche in virtù dell'essere estensore con L. Bistolfi, D.Calandra, E.Thovez e A. Melani del manifesto programmatico dell'esposizione, disegna la serie di vasi realizzati dall'Arte della Ceramica di Galileo Chini e montati in argento da Musy, che va considerata come uno dei massimi esempi di Liberty puro e raffinato Questa collaborazione vale a tutti loro il diploma d'onore e una partecipazione per Musy e i suoi collaboratori davvero indimenticabile, ai vertici iternazionale del movimento Art Nouveau.

 

Lia Lenti

 

Le immagini sono pubblicate per gentile concessione dell'Archivio di Stato di Torino (AST), Fondo Archivio Musy (Mazzi 24,25,31,36,88).

AA.VV., Le arti minori d'autore in Italia dal 1900 al 1930, Bari, 1985 (Giorgio Ceragioli, pp.140-143);

AA.VV., Torino 1902. Le arti decorative internazionali del nuovo secolo, Milano, 1994 (Musy, pp.463-467).

 

*Sulla base della normativa in materia dei diritti d'autore, oltre che di una norma etica fondamentale, non è concesso utilizzare questo testo e le illustrazioni ivi contenute senza la citazione della fonte (testo) e l'autorizzazione (illustrazioni).